Pinturicchio. L'opera scandalosa

Corriere della Sera Roma 23.7.07
Inediti. Esposto un frammento a Palazzo Venezia
Pinturicchio. L'opera scandalosa
Il «Bambin Gesù» dell'affresco su Papa Borgia e Giulia Farnese
di Lauretta Colonnelli

Per secoli si è favoleggiato sull'esistenza di un'opera scandalosa del Pinturicchio, citata dal Vasari nel celebre volume che raccoglie le «Vite dei pittori, scultori e architettori», pubblicato la prima volta nel 1550. Lo scrittore aretino, riferendosi agli appartamenti in Vaticano di papa Alessandro VI Borgia, afferma che Pinturicchio «ritrasse sopra la porta d'una camera la signora Giulia Farnese per il volto d'una Nostra Donna e, nel medesimo quadro, la testa d'esso papa Alessandro che l'adora».
L'opera era scandalosa non solo perché avrebbe ritratto nelle vesti della Vergine Giulia Farnese, amante favorita del papa più discusso della storia della Chiesa, ma anche perché avrebbe dipinto lo stesso papa in ginocchio davanti a lei. Ma nonostante il brano del Vasari sia citato più volte fino ai nostri giorni nella letteratura specialistica e in quella rivolta al grande pubblico, dell'affresco si erano perse le tracce fin dall'inizio, tanto da far supporre che lo scrittore aretino si fosse inventato l'episodio. Le ultime ricerche del dipinto vennero fatte, senza risultati, nel 1897, quando l'appartamento di papa Borgia fu restaurato.
Per questo è stupefacente che ora un frammento di quell'affresco compaia in una mostra allestita con l'aiuto delle nuove tecnologie multimediali che in un percorso di ambienti successivi e attraverso un filmato con protagonista narrante Arnoldo Foà, racconta ai visitatori la storia dell'opera perduta e ritrovata dopo cinque secoli.
In realtà il ritrovamento non è di questi giorni, ma risale a un pomeriggio di novembre del 1940, quando la principessa romana Eleonora Chigi Albani della Rovere e suo figlio Giovanni Incisa della Rocchetta, in visita nel palazzo di una famiglia patrizia a Mantova, improvvisamente si trovano davanti a una tela che raffigura la Madonna con il Bambino e un papa in adorazione. I visitatori romani riconoscono la scena a cui in origine dovevano appartenere i due frammenti di affresco della collezione di famiglia: un Gesù Bambino benedicente e una Madonna, separati, ma chiaramente un tempo parte di una composizione unitaria. Il marchese Giovanni, storico dell'arte, inizia le sue ricerche e identifica la tela di Mantova con l'opera di Pietro Facchetti (o Fachetti), pittore agli ordini dei Gonzaga e noto copista. Le cronache cinquecentesche di Stefano Infessura raccontano che Facchetti fu inviato a Roma per riprodurre l'affresco del Pinturicchio da Francesco IV Gonzaga, il quale, avendo saputo dell'opera la trovò irresistibile occasione di scherno verso la famiglia Farnese.
Dicono le cronache che Facchetti riuscì a introdursi negli appartamenti vaticani corrompendo un guardarobiere con un paio di calze di seta e che si fece «svelare» l'affresco prudentemente coperto con un «tafetà» inchiodato, riuscendo a riprodurre quella che doveva rimanere per i posteri l'unica testimonianza dell'imbarazzante scena. Nel 1655, infatti, salì al soglio pontificio Alessandro VII Chigi, determinato a far scomparire ogni ricordo di Alessandro VI e delle sue scelleratezze. L'affresco del Pinturicchio, distaccato e frammentato, fu la prima vittima della «damnatio memoriae».
Nell'immagine «Dama con unicorno» attribuito a Luca Longhi. Si ritiene che la dama sia Giulia Farnese

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