A Palazzo Venezia il mistero del bambino di Pinturicchio

l’Unità 19.7.07
A Palazzo Venezia il mistero del bambino di Pinturicchio
In mostra il «Bambin Gesù delle mani» frammento della pittura
che ritraeva Papa Alessandro VI e la sua amante Giulia Farnese
di Adele Cambria

È RIAPPARSO - ed è esposto da oggi e fino al 9 settembre a Palazzo Venezia - il «Bambin Gesù delle mani» del Pinturicchio: che é il frammento, ovviamente prezioso, di una misteriosa pittura murale, «narrata» via via attraverso cinque secoli in termini che oggi diremmo «scandalistici». Infatti il primo a parlarne fu Giorgio Vasari: nelle sue celebri «Vite» candidamente scrive che il Pinturicchio, decorando gli Appartamenti Borgia in Vaticano, per commissione del Papa Alessandro VI, «ritrasse sopra la porta di una camera la signora Giulia Farnese per il volto di una Nostra Donna, e, nel medesimo quadro la testa d'esso Papa, Alessandro, che l'adora. «Traduco: il pittore umbro - il suo vero nome era Bernardino di Betto - aveva dipinto, sulla sovrapporta di quella camera degli Appartamenti Borgia, successivamente individuata come la camera da letto del Papa - «una gran camera… tutta dipinta e dorata…» - la signora Giulia Farnese: raffigurandola come una Madonna col Bambin Gesù in grembo. Ai suoi piedi, il Papa Alessandro VI.
Avverto subito che l'opera in mostra da oggi a Palazzo Venezia è soltanto il Bambino. Ma perché lo chiamano «Il Bambin Gesù delle mani»? Semplicemente perché della Madonna, in questo frammento murale, sono rimaste soltanto le agili e piccole mani che sfiorano il ventre e il fianco sinistro del figlio: mentre un'altra mano, maschile, questa, ma ben curata, racchiude delicatamente, come in una conchiglia, il piedino del bimbo.
Era la mano del Pontefice «splendido e dissoluto» (così lo definirà Maria Bellonci), amante di Giulia Farnese, come recita una tradizione ininterrotta? E lei, Giulia, dov'è? Cerco di ricostruire l'affascinante giallo con l'aiuto del Professore Franco Ivan Nucciarelli: lo storico dell'arte che ha presentato la Mostra, ieri mattina a Palazzo Vanezia, insieme al Soprintendente Claudio Strinati. A Nucciarelli, docente dell'Università di Perugia, si deve la "visibilità", finalmente, del molto chiacchierato ma assai poco visto, finora, «Bambin Gesù delle mani». Ma è anche, il Professore, un brillante interprete dei costumi pontifici dell'epoca, con una speciale attenzione alla spregiudicata "libertà" di cui si appropriavano certe protagoniste femminili della società romana. Mi racconta che in un palazzo di Santa Maria in Portico, adiacente a San Pietro, provvisto, sembra, di un passaggio segreto che conduceva agli Appartamenti Borgia, vivevano tutt'e tre insieme, e in perfetta armonia, le tre donne di Alessandro VI: Vannozza, Giulia e la figlia Lucrezia. Da Vannozza Catanei, il Papa aveva avuto quattro figli; Giulia Farnese era sposata con Orsino Orsini, che non si opponeva - se non con richieste (al Pontefice) di sonante oro e vigne e ville - all'abbandono del tetto coniugale da parte della moglie; ed anche la giovanissima Lucrezia, «amata dal padre di un amore che dava le vertigini al suo tepido promesso sposo» (Maria Bellonci, «Lucrezia Borgia») abitava in quello speciale convento.
Ma torniamo al «Gesù Bambino delle mani». La grande scoperta che si trattasse della pittura descritta dal Vasari (e da altri testimoni, tra i quali un divertito François Rabelais) arriva nel 1940. Quando Giovanni Incisa della Rocchetta, appassionato studioso d'arte e che ha familiarità con la collezione che appartenne a Papa Alessandro VII (Chigi) - perché sua madre è la principessa Eleonora Chigi Della Rovere - va a casa di una nobile signora mantovana. Che mostra, a lui e alla madre, un dipinto di cui ignora l'autore. «Appena vidi il quadro - racconterà Giovanni Incisa della Rocchetta in uno scritto ignorato fino al 2004 dagli addetti ai lavori - ne riconobbi la grandissima importanza». Era, in effetti, la copia, su tela, dell'opera del Pinturicchio che Francesco IV Gonzaga, duca di Mantova, aveva commissionato al pittore Facchetti per avere una prova degli scandalosi comportamenti di Alessandro VI. A questo punto, Giovanni Incisa della Rocchetta individua l'origine «dei due frammenti che nel 1912 Corrado Ricci vide e citò a Palazzo Chigi a Roma». E li descrive con precisione: «Un frammento contiene la testa della Madonna e l'altro contiene il Bambino Gesù, seduto su un cuscino ma sorretto ai fianchi da due mani, e benedicente una terza figura, della quale si vede ancora la mano sinistra soltanto…».
La mia amica Agnese Incisa della Rocchetta, agente letteraria, mi conferma che alla morte di sua nonna Eleonora Chigi, nel 1963, la sua collezione fu distribuita tra i sei figli. Il «Gesù Bambino delle mani» è stato venduto nei primissimi Anni '80, la Madonna invece è custodita da altri eredi che non intendono venderla.
«Ed il Papa che regge il piedino dov'è finito?», chiedo al Professore. «Alessandro VII avrebbe fatto asportare il massello con la figura di Papa Borgia, conservando però i due frammenti del Bambino e della Madonna…».
«Ma - conclude, e gli brillano gli occhi - chi sa che invece, con un altro miracolo, un giorno non salti fuori anche Papa Borgia…».

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