Cina, le ruspe contro un tempio millenario

Corriere della Sera 14.7.07
Distrutto nella provincia dell'Hubei un complesso architettonico del terzo secolo. Le autorità: tutta colpa della speculazione
Cina, le ruspe contro un tempio millenario
di Fabio Cavalera

PECHINO — «Via di qua». Gli operai e le ruspe sono arrivati nella notte fra il 6 e il 7 luglio. C'erano due monache a presidiare le vecchie mura. Le hanno incatenate con un cavo e trascinate fuori. Hanno detto loro: «Ci dispiace ma noi dobbiamo eseguire gli ordini». E in quindici minuti il tempio buddista della città di Xiangfan è venuto giù. Terminato il lavoro gli stessi operai hanno slegato le due religiose che si sono attaccate al telefono e hanno raccontato a un blogger — che si è preso il nome di fantasia di Lu Men Zi — quanto era appena avvenuto. «Poveretti piangevano anche loro e non sapevano che cosa avevano combinato». Il tam-tam via Internet alla fine ha raggiunto un giornale, il Southern Metropolis, e la vergogna è stata scoperta.
Il tempio è caduto dopo mille e 800 anni di vita. Risaliva, il nucleo originario, all' epoca in cui la Cina settentrionale era divisa in tre Stati, nel secondo secolo, il regno di Wei, il regno di Shu Han e il regno di Wu. Poi la dinastia Ming, fra il quattordicesimo e il sedicesimo secolo, aveva edificato un padiglione esterno, splendente quanto il primo. Accrescendo la solennità e l'importanza del luogo. Lì, c'è ora un cumulo di macerie. Lo documentano le foto che sono circolate, nonostante le censure. La sorte del tempio Hansheng era segnata e nessuno nella provincia Hubei, dove il fatto è avvenuto, ha voluto o è riuscito a impedire lo scempio. Tutti hanno giocato a scaricare la responsabilità. Chi ha permesso la demolizione? Dove sono i documenti con le licenze? L'amministrazione di Xiangfan ha spedito un suo funzionario sul posto che, come ha poi scritto il quotidiano cinese, si è limitato a questa affermazione: «Proviamo compassione e pietà ma non sono affari nostri è colpa del boss della società immobiliare». La società immobiliare sostiene il contrario. In Cina funziona così: lontano dal potere centrale la legge non ha valore. Il risultato è che, un pezzo alla volta, una delle rare testimonianze storiche risparmiate dalla furie delle guerre e delle rivoluzioni è stata sbriciolata per il diktat di una società immobiliare (con il via libera delle autorità locali) che ha progettato di costruire nuove case, nuovi centri commerciali.
Una brutta vicenda che diventa un simbolo: il patrimonio artistico e culturale della Cina ha sofferto la violenza dei conflitti e continua a soffrire la violenza e l'insensibilità di chi interpreta la corsa alla modernizzazione come una selvaggia distruzione. Gli appelli del governo per una crescita rispettosa e moderata incontrano ostacoli enormi in ogni angolo del Paese. Quella del tempio millenario è stata un'agonia lenta, cominciata addirittura nel 1985 quando il padiglione anteriore era venuto giù perché pericolante e le statue trafugate. Anziché procedere a un' opera di restauro la struttura è rimasta in condizione di semiabbandono. E nel 1998 un'altra ala ha dato segni di cedimento. Pareva che qualche intervento potesse essere programmato per conservare l'edificio. In verità le trattative per trasferire i «diritti d'uso» sul monumento si stavano concretizzando in un contratto, saltato adesso fuori dai cassetti, fra l'Ufficio degli affari amministrativi della città e un' azienda immobiliare. Valore: 750 mila yuan, 75 mila euro. La società ha versato la somma ed è diventata «padrona» del tempio. Naturalmente ha preferito aspettare prima di abbattere, in quanto i prezzi salivano, centuplicavano quell'investimento iniziale. Nove anni più tardi le voci si sono intensificate. «Stanno per distruggere il tempio », diceva la gente. «Non è vero», replicavano le autorità. E mostravano un documento ufficiale, numero 75 del 2006, timbrato dalla Provincia Hubei: «Hansheng è un patrimonio storico artistico importante. A nessuna unità di lavoro e a nessun individuo è permessa la demolizione ». Infatti. La notte fra il 6 e il 7 luglio ecco le ruspe. Al mattino un dirigente dell' Ufficio del patrimonio cittadino accompagnato da un paio di segretari è venuto a raccogliere qualche pietra, le poche rimaste. Forse le avrà sistemate nel salotto di casa.

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