Festival Internazione dell’Arte: costerà 350 milioni di euro al giorno

Festival Internazione dell’Arte: costerà 350 milioni di euro al giorno
Marco Ferri
Il Giornale della Toscana - 17-04-2008

Il Comune di Firenze ha scambiato la città per un canale televisivo. Per valorizzare la ricchezza del patrimonio artistico fiorentino, invece di invitare i più intelligenti e prolifici uomini di cultura ad avanzare delle proposte concrete, ha deciso di ricorrere a una pratica più adatta ai centri direzionali di Cologno Monzese che a Palazzo Vecchio: l’acquisto di un format da adattare alle tipicità del luogo. È una soluzione che garantisce un successo nazionalpopolare, fa fare bella figura a chi lo propone e ha un solo difetto: costa una cifra. L’idea, la genesi, i soldi - Si tratta del «Festival Internazionale d e l l ’ A r t e » chesi dovrebbe tenere a Firenze dal 20 al 23 novembre prossimi. Il primo a darne notizia fu l’assessore alla cultura del Comune di Firenze, Giovanni Gozzini, lo scorso 12 gennaio proprio sulle pagine de il Giornale della Toscana. Tra le novità del cartellone annuale degli eventi di Firenze, l’assessore annunciò la nascita del «Festival Internazionale dell’arte » affermando che si sarebbe svolto nell’arco di «quattro giorni di novembre, dal giovedì alla domenica, in cui un centinaio di eventi, dall’arte contemporanea a quella moderna, da mostre a incontri e letture, faranno vivere il centro e la periferia della città». Aggiunse anche che il costo dell’intera operazione si sarebbe aggirato sul milione di euro e preannunciò la formazione di un «comitato che si occuperà di sponsor e parte organizzativa, mentre la direzione artistica rimarrà a Laterza». L’idea, a dire il vero, era del sindaco di Firenze, Domenici, che prima di concludere il suo secondo mandato, vuole lasciare in eredità alla città un’iniziativa di un certo spessore culturale. Ma siamo sicuri che il «Festival Internazionale dell’Arte» lo sia veramente? Di certo c’è che Palazzo Vecchio in questi giorni sta cercando a 360˚ in città (rivolgendosi ad alcuni dei principali «bancomat» culturali fiorentini) i soldi che, unitamente a quelli degli sponsor, verrebbero utilizzati per questa iniziativa. Il cui costo pare abbia sfondato ampiamente la soglia di un milione di euro e si trovi ormai sospesa tra 1,2 e 1,5 milioni di euro. Una cifra da capogiro perunfestival di soli 4 giorni, ben superiore alla somma che viene prevista, ad esempio, per l’Estate Fiorentina (pocomenodiunmilione di euro) che dura invece 4 mesi. Il format e il «fuoco amico » - Si fa fatica a credere che a Firenzenon ci siano eccellenze tali da organizzare una manifestazione legata all’arte, nel senso più ampio dell’accezione, che coinvolga il variegato universo di operatori fiorentini legati all’arte. E si ha ancor più difficoltà a pensare che un festival «acquistato» altrove, con caratteristichebuone per tutte le latitudini, possa essere l’idea vincente per Firenze. Comunque sia, la costosissima prima edizione del «Festival Internazionale dell’Arte » avrà per sottotitolo «Le ragioni della bellezza» che, guarda caso, riecheggiano il titolo diuna mostra in svolgimento a Mantova: «La forza del bello». Che fantasia. L’iniziativa viene presentata come portatrice di «tanto successo» perché si presenta con «una formula che si propone intenti dichiaratamente divulgativi e che, nel rispetto della qualità scientifica, impegna gli organizzatori a confrontarsi col grande pubblico». Il tutto si svolgerebbe durante un fine settimana, con «eccellenti ricadute economiche» (che non fanno mai male) e con uno svolgimento già precostituito. Infatti ci sarebbe una griglia già predisposta di appuntamenti che vanno dalla «Lezione magistrale» (basata sul rapporto dell’arte con una serie di altre discipline) al «Sillabario» declinato secondo alcune parole chiave come «bello», «sublime», «stile», «valore» e altre (che denotano un’attenzione quasi maniacale alle categorie indicate dal celebre archeologo e storico dell’arte tedesco Johann Joachim Winckelmann), dalla sezione dedicata allo «Stato dell’arte» (le grandi discussioni del nostro tempo) a «Nella bottega » (per svelare i meccanismi della creazione artistica), dai «Testimoni del tempo » (riflessioni del grandi personaggi) a «Diverso parere » (confronti tradue opinioni diverse). Letto così, il progetto potrebbe andar bene per una città che ha scarse ricchezze da valorizzare e un gran bisogno di attrarre pubblico. Non è certo il caso di Firenze, che non ha alcuna necessità di format precostituiti per mostrare, svelare, spiegare le sue ricchezze alle fasce di popolazione che normalmenterestano distanti dalmondodell’arte. Basterebbe la buona volontà di alcune delle tante persone culturalmente impegnate a Firenze. Il problema è di altro genere perché la regola che vige in città è chiara e semplice: «l’importante è che gli altri non facciano». Per cui chi provasse, in città, a mettere in piedi un’iniziativa del genere dall’alto della propria posizione, a meno di avere dei guardaspalle ben efficienti (oad esempiounrespiro internazionale), finirebbe irrimediabilmente impallinato dal «fuoco amico». Forse è per questo che i progetti che arrivano da fuori città talvolta sono guardati con maggiore attenzione di quelli che nascono «dentro lemura ».Se poi costano cifre esorbitanti, che importa: come i format televisivi, più costano e più audience garantiscono.

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