Bush mette il veto sul bando alla tortura

l’Unità 9.3.08
Bush mette il veto sul bando alla tortura
di Roberto Rezzo

Il presidente contro il Congresso: legali interrogatori con annegamento simulato

Elogio della tortura. Nel tradizionale discorso radiofonico del sabato, George W. Bush ha spiegato il veto alla legge che bandisce tecniche d’interrogatorio in violazione dei diritti umani. Come il «waterboarding», la simulazione d’annegamento utilizzata dalla Cia. «Il provvedimento che mi ha presentato il Congresso ci avrebbe privati di uno degli strumenti più efficaci nella lotta al terrorismo, per questo motivo ho posto il veto - sono state le parole del presidente - Non è il momento di abbandonare pratiche la cui efficacia nel mantenere l’America sicura è stata comprovata».
Il disegno di legge era stato approvato dalla Camera lo scorso dicembre e aveva passato l’esame del Senato in febbraio. Fornisce le linee guida per le attività d’intelligence, con particolare riferimento alle tecniche d’interrogatorio. Esplicitamente proibisce ogni «tattica» che esuli dalle diciannove già codificate dai regolamenti delle carceri militari, tra cui: «Incappucciare i prigionieri o chiudere loro gli occhi con nastro adesivo; denudarli; costringerli a mimare o compiere atti sessuali; picchiarli, ustionarli, o provocare loro lesioni; esporli a temperature estreme». L’obiettivo non era di impedire ai servizi d’intelligence di acquisire informazioni cruciali, ma di migliorare l’immagine degli Stati Uniti di fronte alla comunità internazionale.
Dall’apertura del lager di Guantanamo alla scoperta delle carceri segrete della Cia all’estero, Washington è finita da un pezzo nella lista nera di Amnesty International. Il «waterboarding» è stato definito senza incertezze dalle Nazioni Unite come «una forma di tortura».
«Queste pratiche sono una macchia per il Paese. Non ci fermeremo finché il divieto di torturare i prigionieri non sarà legge», ha dichiarato la senatrice democratica Dianne Feinstein. Il collega Edward Kennedy incalza: «Il veto di Bush è uno degli atti più vergognosi della sua presidenza. Salvo che il Congresso non riesca ad aggirarlo, passerà alla storia come uno dei più grandi insulti alla legalità e sarà una macchia indelebile sul nome dell’America agli occhi del mondo». Per annullare il veto della Casa Bianca e forzare la conversione in legge occorre una maggioranza qualificata dei due terzi al Congresso. La presidente della Camera, Nancy Pelosi, si è impegnata a far rivotare l’aula entro la fine della prossima settimana: «In ultima analisi la nostra capacità di guidare il mondo non dipende solo dalla nostra potenza militare, ma dalla nostra autorità morale». John McCain, il candidato repubblicano alla presidenza, un veterano di guerra fatto prigioniero e torturato in Vietnam, in passato ha condannato l’amministrazione Bush per le tecniche estreme d’interrogatorio, definendole «incivili, disumane e inutili». Ora ha bisogno che la famiglia Bush gli finanzi la campagna elettorale. E naturalmente ha cambiato idea.

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