Ruini diventa ambasciatore per riportare i "ribelli" ad Arcore
Ruini diventa ambasciatore per riportare i "ribelli" ad Arcore
Libero del 15 febbraio 2008, pag. 4
di Caterina Maniaci
No, davvero, questo centro non s'ha da fare. L'idea di "rifare" una specie di Dc, o comunque un partito di centro di ispirazione cattolica – sia la Rosa Bianca, sia l'Udc che corre da solo, sia anche una lista pro-life di stampo ferrariano, o siano tutte queste cose messe insieme - non convince molti nelle gerarchie Oltretevere. Il cardinale Camillo Ruini in primis. E la convinzione si rafforza sempre più. Anche se le motivazioni di fondo di Savino Pezzotta e di Bruno Tabacci, così come le posizioni definite "coraggiose" e del tutto "condivisibili" di Giuliano Ferrara, sono tutte sottoscrivibili, il pragmatismo politico faprevedere, nei palazzi vaticani, una ecatombe elettorale per simili "avventure". Dunque, si capisce come circolino sempre più di frequente, anche se sussurrati e con tutti i distinguo del caso, racconti di telefonate e "richiami" al leader udc Pier Ferdinando Casini affinchè torni "a casa" nel Pdl. Insieme al consiglio di «prendere tempo», prima di annunciare una decisione definitiva. E, per una strana coincidenza, Casini ieri nel pomeriggio ha dichiarato che sulla rinuncia o meno del simbolo del suo partito, sulla sua candidatura a premier in corsa solitaria, deciderà presto, quindi non ancora, annunciando un incontro con il Cavaliere, o quantomeno una telefonata. «Voglio risentirlo», ha detto il leader dei centristi, e ancora: «Parlerò con Berlusconi».
Il fatto è che cercare interlocutori validi, in entrambi gli schieramenti, sui temi centrali per la Chiesa - i temi etici - è diventato molto difficile. Ma anche irrinunciabile. Non a caso Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, in un editoriale apparso ieri, scrive che da questa campagna elettorale deve scaturire «un cambiamento». E fornisce, in nuce, una sorta di identikit del politico "ideale". Innanzitutto «cambiamento di uomini», perché «ambedue le coalizioni nella passata legislatura hanno raccattato tutto il raccattabile pur di guadagnare un voto in più. Di conseguenza, non ci si può meravigliare se, poi, il livello politico e culturale è stato il più deprimente dall'Unità d'Italia. Serve, dunque, un rinnovamento di uomini, disposti a servire il Paese e da cercare all'interno della società civile». Meglio ancora, «servirebbero professionalità – e l’Italia ne è ricca – atte a dare il loro valido contributo, qualità e spessore». Soprattutto nell'affrontare «le grandi questioni etiche attinenti alla difesa della vita (dalla ricerca sulle cellule staminali all'aborto). Su questi temi occorre che partiti e società civile si incontrino, non si scontrino».
Sì, ma dove trovare questi "uomini nuovi", o meglio "affidabili" e "professionali"? E a quale leadership affidarsi? Questo è il vero dilemma. Intanto, con una certa soddisfazione, negli ambienti vaticani si registra un curioso fenomeno. Si sta scatenando una vera e propria corsa all'invito quella che si sta verificando per la solenne celebrazione dei Patti Lateranensi, in programma martedì 19 febbraio a Palazzo Borromeo, sede dell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. È il debutto per il nuovo ambasciatore Antonio Zanardi Landi, ma soprattutto per la prima volta, dal 1996, i tradizionali colloqui bilaterali tra i vertici della Santa Sede e quelli del governo italiano si svolgono nel bel mezzo della campagna elettorale. Forse proprio per questo motivo l'ambasciata sta ricevendo tantissime adesioni, molto al di sopra delle partecipazioni degli anni passati, insieme al fatto che è altissimo l'interesse per i rapporti tra politici italiani e ambienti vaticani. L'anno scorso, infatti, alla cerimonia aveva risposto il50% degli invitati. Per martedì, invece, le adesioni superano il 70%. Da circa mille ospiti si passa dunque a quasi 1.500 persone. E sembra che le adesioni continuino ad arrivare, di ora in ora.
Libero del 15 febbraio 2008, pag. 4
di Caterina Maniaci
No, davvero, questo centro non s'ha da fare. L'idea di "rifare" una specie di Dc, o comunque un partito di centro di ispirazione cattolica – sia la Rosa Bianca, sia l'Udc che corre da solo, sia anche una lista pro-life di stampo ferrariano, o siano tutte queste cose messe insieme - non convince molti nelle gerarchie Oltretevere. Il cardinale Camillo Ruini in primis. E la convinzione si rafforza sempre più. Anche se le motivazioni di fondo di Savino Pezzotta e di Bruno Tabacci, così come le posizioni definite "coraggiose" e del tutto "condivisibili" di Giuliano Ferrara, sono tutte sottoscrivibili, il pragmatismo politico faprevedere, nei palazzi vaticani, una ecatombe elettorale per simili "avventure". Dunque, si capisce come circolino sempre più di frequente, anche se sussurrati e con tutti i distinguo del caso, racconti di telefonate e "richiami" al leader udc Pier Ferdinando Casini affinchè torni "a casa" nel Pdl. Insieme al consiglio di «prendere tempo», prima di annunciare una decisione definitiva. E, per una strana coincidenza, Casini ieri nel pomeriggio ha dichiarato che sulla rinuncia o meno del simbolo del suo partito, sulla sua candidatura a premier in corsa solitaria, deciderà presto, quindi non ancora, annunciando un incontro con il Cavaliere, o quantomeno una telefonata. «Voglio risentirlo», ha detto il leader dei centristi, e ancora: «Parlerò con Berlusconi».
Il fatto è che cercare interlocutori validi, in entrambi gli schieramenti, sui temi centrali per la Chiesa - i temi etici - è diventato molto difficile. Ma anche irrinunciabile. Non a caso Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, in un editoriale apparso ieri, scrive che da questa campagna elettorale deve scaturire «un cambiamento». E fornisce, in nuce, una sorta di identikit del politico "ideale". Innanzitutto «cambiamento di uomini», perché «ambedue le coalizioni nella passata legislatura hanno raccattato tutto il raccattabile pur di guadagnare un voto in più. Di conseguenza, non ci si può meravigliare se, poi, il livello politico e culturale è stato il più deprimente dall'Unità d'Italia. Serve, dunque, un rinnovamento di uomini, disposti a servire il Paese e da cercare all'interno della società civile». Meglio ancora, «servirebbero professionalità – e l’Italia ne è ricca – atte a dare il loro valido contributo, qualità e spessore». Soprattutto nell'affrontare «le grandi questioni etiche attinenti alla difesa della vita (dalla ricerca sulle cellule staminali all'aborto). Su questi temi occorre che partiti e società civile si incontrino, non si scontrino».
Sì, ma dove trovare questi "uomini nuovi", o meglio "affidabili" e "professionali"? E a quale leadership affidarsi? Questo è il vero dilemma. Intanto, con una certa soddisfazione, negli ambienti vaticani si registra un curioso fenomeno. Si sta scatenando una vera e propria corsa all'invito quella che si sta verificando per la solenne celebrazione dei Patti Lateranensi, in programma martedì 19 febbraio a Palazzo Borromeo, sede dell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. È il debutto per il nuovo ambasciatore Antonio Zanardi Landi, ma soprattutto per la prima volta, dal 1996, i tradizionali colloqui bilaterali tra i vertici della Santa Sede e quelli del governo italiano si svolgono nel bel mezzo della campagna elettorale. Forse proprio per questo motivo l'ambasciata sta ricevendo tantissime adesioni, molto al di sopra delle partecipazioni degli anni passati, insieme al fatto che è altissimo l'interesse per i rapporti tra politici italiani e ambienti vaticani. L'anno scorso, infatti, alla cerimonia aveva risposto il50% degli invitati. Per martedì, invece, le adesioni superano il 70%. Da circa mille ospiti si passa dunque a quasi 1.500 persone. E sembra che le adesioni continuino ad arrivare, di ora in ora.
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