Pollastrini: «Ora basta è un attacco alle donne»

Pollastrini: «Ora basta è un attacco alle donne»

L'Unità del 13 febbraio 2008, pag. 9

di Maria Zegarelli

La legge «sulla tutela so­ciale della maternità e sull'interruzione volon­taria della gravidanza», questo il titolo intero e poco citato, adesso entra nella campagna elettorale. Chi fa le li­ste per la vita e chi ri­lancia la moratoria contro l'aborto. Bar­bara Pollastrini di solito usa to­ni pacati, è la ministra del dialo­go, quella della legge sulle cop­pie di fatto, firmata con Rosy Bindi. Ma stavolta dice «basta».



Ministra, la polizia irrompe in un ospedale di Napoli. L'ipotesi di reato è: feticidio. Sarà un caso, in questo momento?

«No, accade all'interno di un cli­ma. E io dico: non ci sto. In tante dobbiamo dire «basta». L'amore per la vita non è di una parte: mi appartiene, ci appartiene, appartie­ne alla storia delle donne».



A proposito di parte, non le sembra che stia diventando sempre più una battaglia degli uomini?

«Da tempo l'uso delle parole ha travalicato il segno, in particolare l'uso delle parole da parte di alcuni uomini. Associare la moratoria contro la pena di morte al dram­ma di una sala operatoria; definire la Ru486, «veleno nel corpo delle donne», come il prezzemolo; accu­sare l'Unità di fomentare l'ideolo­gia dell'eugenetica, mi sembra dav­vero troppo. Cos'altro dobbiamo sentire per accorgerci di un'offensi­va culturale che ha come obiettivo i valori della responsabilità e della libertà femminile e, lo dico in mo­do esplicito, della stessa laicità?».



La moratoria è diventata anche un cavallo di battaglia del Cavaliere...

«L'idea della lista «pro-life» è la tra­duzione di una campagna. Ed è l'impostazione che distingue in America la piattaforma dei repub­blicani dalle posizioni di Hillary e Obama. Il candidato McCaine ha messo al terzo posto del suo pro­gramma elettorale proprio questo tema. Non a caso il presidente del Pdl si è fatto paladino della mora­toria contro l'aborto all'Onu. Ma in Europa dove una parte del cen­trodestra respinge proposte che considera pericolose e sbagliate».



Secondo lei rischia di diventare un boomerang in Italia?

«Ne sono certa: la grandissima par­te delle donne di questo Paese e una buona parte degli uomini so­no contrari a questa crociata. Il presidente del Pdl dice di volersi fare paladino, in sede Onu, della lotta all'autodeterminazione della don­na, e contemporaneamente parla di libertà di coscienza. Siamo in un evidente stato confusionale...».



Forse però il centrosinistra dovrebbe fare autocritica: è vero o no che c'è stato chi ha accettato di rimettere in discussione la legge?

«Il Pd è nato anche per mettere al centro il valore della persona, nel­la sua libertà e responsabilità, e questo deve valere prima di tutto per le donne. Sempre più dovrà avere chiaro che siamo innanzi a temi che investono la cultura poli­tica e di governo di ogni partito e di ogni paese. In questo contesto si deve scegliere quale è la busso­la. Per noi, è lo sguardo laico sul mondo, l'autonomia delle classi dirigenti e il rispetto per il conte­nuto della Costituzione. Il Mani­festo dei valori del partito ha affer­mato, dopo una ricca discussio­ne, questa triangolazione di prin­cipi».



Le faccio una citazione: «Le posizioni di Berlusconi sull'aborto sono quelle di un laico attento ai dati scientifici... Io, lui e Ferrara la pensiamo allo stesso modo». Firmato: Paola Binetti. Anche lei é nel Pd.

«È il suo punto di vista, non lo riten­go maggioritario. Discutiamo nel merito della 194 e facciamolo con spirito di dialogo. È una legge sag­gia proprio per l'equilibrio tra infor­mazione sessuale, tutela maternità e lavoro alle donne. Vorrà un Paese in cui amore per la vita significasse anche impegno per i diritti umani calpestati dalla tratta, dalla lapidazione per adulterio, da ogni forma di violenza. L'amore per la vita non si tira come un elastico, non si arre­sta innanzi al testamento biologico, al fallimento della legge 40 e alla af­fermazione dei diritti civili».



La Sinistra Arcobaleno accusa il Pd di non essere affidabile sulla laicità. Detto dai suoi ex compagni di viaggio che effetto le fa?
«Lo dicono gli amici, quelli con cui abbiamo combattuto tante bat­taglie. Vorrei fare un appello, al­l'avvio di questa campagna eletto­rale: se l'offensiva culturale in atto è di carattere globale, cerchiamo di rispettarci, perché l'avversario da combattere è chi cerca di mette­re in dubbio la laicità e la libertà delle persone».

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