La Turco: no all'accanimento sui prematuri
La Turco: no all'accanimento sui prematuri
Corriere della Sera del 4 febbraio 2008, pag. 6
di M.Antonietta Calabrò
Aborto: nuove polemiche dopo il documento diffuso sabato dai ginecologi delle università di Roma sulla rianimazione dei feti abortiti e nati vivi e, ieri, le parole del Papa in occasione della XXX Giornata per la vita. In particolare, il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha espresso «rispetto e distanza» per le affermazioni di Benedetto XVI. «Rispetto perché — ha detto — da tutte le cattedre religiose vengono delle sollecitazioni su temi etico-morali che le grandi componenti laiche, un po' sopraffatte dall'idea mercantile e scientista, hanno dimenticato». Ma questa «non è una buona ragione — secondo Bertinotti — per ascoltare queste parole con dipendenza». Il leader di Rifondazione, insomma, non è d'accordo e ritiene che «la legge sull'aborto in Italia sia una grande conquista di civiltà che fa onore a questo Paese e da uno spazio anche di sofferenza ma di libertà alle donne».
«Profondo sdegno» per l'appello papale da parte di Gavino Angius, che a nome dei Socialisti, parla di «aggressione alla 194 perpetrata nelle ultime settimane dalle gerarchie vaticane e da gruppi ad esse contigui». Con riferimento anche alla proposta che ieri campeggiava sulla prima pagina del Foglio: una lista alle elezioni politiche per la moratoria sull'aborto. Il direttore del quotidiano, Giuliano Ferrara, è stato contestato insieme alla senatrice teodem del Pd, Paola Binetti, prima di un convegno organizzato a Cassino nel pomeriggio. Ma il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, è convinto che «tanti nostri militanti aderiranno alla lista per la moratoria».
L'appello di Benedetto XVI è arrivato all'indomani della diffusione del testo firmato da un gruppo di cattedratici romani, nel quale si sostiene che nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un'interruzione di gravidanza, il neonatologo deve intervenire per rianimarlo anche senza chiedere l'autorizzazione alla madre. Il ministro della Salute Livia Turco ritiene che il documento abbia «creato un dibattito surreale» dal momento che un'apposita commissione
ministeriale composta «da tecnici autorevolissimi» ha fissato poco tempo fa, «in relazione alle cure da prestare ai prematuri, il limite della vita autonoma del feto alla ventiduesima settimana di gestazione». Secondo la Turco inoltre tutto ciò «non riguarda affatto l'applicazione della 194 che già prevede che, se il feto abortito nasce vivo, il medico debba prestargli cure adeguate per rianimarlo senza accanimento terapeutico». Il ministro ritiene invece «immorale e inutilmente crudele tenere fuori dalle decisioni i genitori». Per il ginecologo Carlo Flamigni l'assenso dei genitori alle terapie per il feto nato vivo dovrebbe essere obbligatorio visto che sono «sperimentali». E allude a docenti sensibili al «vento del Vaticano». Parla comunque di «accanimento terapeutico», al di sotto della venticinquesima settimana, il professor Giampaolo Donzelli dell'Università di Firenze. Il segretario dei Radicali italiani, Rita Bernardini dice che «condannare alla sofferenza non è difesa della vita», attaccando «i potenti del Vaticano, dei partiti e della medicina» e in generale chi «vuole scegliere per gli altri al posto dei genitori, della madre, e prendere decisioni sulla vita di innocenti, condannandoli a un'esistenza di inferno sulla Terra». «La 194 non si tocca se non per renderla più flessibile rispetto alle novità scientifiche come la pillola RU486», sostiene anche il vicepresidente del gruppo di FI alla Camera, Chiara Moroni, per la quale «il Papa parla ai fedeli, il Parlamento deve assicurare i diritti e le libertà di tutti». Ma Carlo Casini del Movimento per la vita, dopo aver partecipato all'Angelus, ha rivelato, in base a testimonianze di ginecologi, infermieri e ostetriche, che ci sono casi di feti sopravvissuti all'aborto, lasciati morire di freddo. «Messi sul davanzale delle finestre o addirittura in frigorifero per affrettarne la fine — ha detto — o semplicemente abbandonati a se stessi sul tavolo operatorio, così da sollevare dall'imbarazzo genitori e medico».
Corriere della Sera del 4 febbraio 2008, pag. 6
di M.Antonietta Calabrò
Aborto: nuove polemiche dopo il documento diffuso sabato dai ginecologi delle università di Roma sulla rianimazione dei feti abortiti e nati vivi e, ieri, le parole del Papa in occasione della XXX Giornata per la vita. In particolare, il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha espresso «rispetto e distanza» per le affermazioni di Benedetto XVI. «Rispetto perché — ha detto — da tutte le cattedre religiose vengono delle sollecitazioni su temi etico-morali che le grandi componenti laiche, un po' sopraffatte dall'idea mercantile e scientista, hanno dimenticato». Ma questa «non è una buona ragione — secondo Bertinotti — per ascoltare queste parole con dipendenza». Il leader di Rifondazione, insomma, non è d'accordo e ritiene che «la legge sull'aborto in Italia sia una grande conquista di civiltà che fa onore a questo Paese e da uno spazio anche di sofferenza ma di libertà alle donne».
«Profondo sdegno» per l'appello papale da parte di Gavino Angius, che a nome dei Socialisti, parla di «aggressione alla 194 perpetrata nelle ultime settimane dalle gerarchie vaticane e da gruppi ad esse contigui». Con riferimento anche alla proposta che ieri campeggiava sulla prima pagina del Foglio: una lista alle elezioni politiche per la moratoria sull'aborto. Il direttore del quotidiano, Giuliano Ferrara, è stato contestato insieme alla senatrice teodem del Pd, Paola Binetti, prima di un convegno organizzato a Cassino nel pomeriggio. Ma il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, è convinto che «tanti nostri militanti aderiranno alla lista per la moratoria».
L'appello di Benedetto XVI è arrivato all'indomani della diffusione del testo firmato da un gruppo di cattedratici romani, nel quale si sostiene che nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un'interruzione di gravidanza, il neonatologo deve intervenire per rianimarlo anche senza chiedere l'autorizzazione alla madre. Il ministro della Salute Livia Turco ritiene che il documento abbia «creato un dibattito surreale» dal momento che un'apposita commissione
ministeriale composta «da tecnici autorevolissimi» ha fissato poco tempo fa, «in relazione alle cure da prestare ai prematuri, il limite della vita autonoma del feto alla ventiduesima settimana di gestazione». Secondo la Turco inoltre tutto ciò «non riguarda affatto l'applicazione della 194 che già prevede che, se il feto abortito nasce vivo, il medico debba prestargli cure adeguate per rianimarlo senza accanimento terapeutico». Il ministro ritiene invece «immorale e inutilmente crudele tenere fuori dalle decisioni i genitori». Per il ginecologo Carlo Flamigni l'assenso dei genitori alle terapie per il feto nato vivo dovrebbe essere obbligatorio visto che sono «sperimentali». E allude a docenti sensibili al «vento del Vaticano». Parla comunque di «accanimento terapeutico», al di sotto della venticinquesima settimana, il professor Giampaolo Donzelli dell'Università di Firenze. Il segretario dei Radicali italiani, Rita Bernardini dice che «condannare alla sofferenza non è difesa della vita», attaccando «i potenti del Vaticano, dei partiti e della medicina» e in generale chi «vuole scegliere per gli altri al posto dei genitori, della madre, e prendere decisioni sulla vita di innocenti, condannandoli a un'esistenza di inferno sulla Terra». «La 194 non si tocca se non per renderla più flessibile rispetto alle novità scientifiche come la pillola RU486», sostiene anche il vicepresidente del gruppo di FI alla Camera, Chiara Moroni, per la quale «il Papa parla ai fedeli, il Parlamento deve assicurare i diritti e le libertà di tutti». Ma Carlo Casini del Movimento per la vita, dopo aver partecipato all'Angelus, ha rivelato, in base a testimonianze di ginecologi, infermieri e ostetriche, che ci sono casi di feti sopravvissuti all'aborto, lasciati morire di freddo. «Messi sul davanzale delle finestre o addirittura in frigorifero per affrettarne la fine — ha detto — o semplicemente abbandonati a se stessi sul tavolo operatorio, così da sollevare dall'imbarazzo genitori e medico».
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